giovedì 31 gennaio 2013

Sbattere le palpebre fa bene al cervello

Dal Giappone è giunta la notizia che sbattere le palpebre fa bene al cervello. Un movimento per noi automatico, di cui non ci accorgiamo in alcun modo e che mettiamo in atto in media 24.000 volte al giorno. Ci serve per distribuire il liquido lacrimale, mantenendo la cornea umidificata e l’occhio pulito. Le palpebre sono una formazione cutaneo-membranosa che ricoprono l’occhio; ce n'è una superiore, più grande, e una inferiore ed entrambe sono provviste di ghiandole lacrimali e ciglia, che hanno la funzione di proteggere dalla luce eccessiva e soprattutto dalla polvere. Secondo uno studio effettuato dall'Università di Osaka e pubblicato su Proceedings of National Academy of Sciences, sbattere le palpebre avrebbe anche una funzione più complessa, quella di resettare il cervello. Gli esperti hanno scansionato il cervello di alcune cavie con la risonanza magnetica ed hanno notato che quando gli animali strizzavano gli occhi c'era una riposta cerebrale diretta e immediata.

 Una sorta di velocissimo resettaggio del cervello in grado, per una frazione di secondo, di disattivare i neuroni responsabili dell’attenzione. Muovere semplicemente le palpebre sarebbe un segnale che il cervello utilizza per fermare il flusso di informazioni in entrata, per controllare in modo migliore i dati immagazzinati e agire meglio in fase successiva, disattivando per una frazione di secondo i neuroni responsabili dell’attenzione. Questa risultanza avrebbe un impatto positivo sul sistema nervoso centrale, facendo “riposare i neuroni” e aumentando la nostra capacità di attenzione. Un altro studio, invece, ha rilevato come il cervello possa trarre benefici relativamente alla memoria con l'osservazione di immagini negative: questo aiuterebbe la capacità mnemonica e di immagazzinamento dei dati. A scoprire questo insospettabile legame è stato un team di scienziati della Washington University di Saint Louis.
Cosa nasconde un battito di ciglia
Secondo i risultati, osservare foto che suscitano emozioni negative potrebbe essere la chiave per avere una memoria di “ferro”. Per gli studiosi il cervello e, soprattutto, la memoria, garantiscono prestazioni migliori nei test, quando sono alternati da immagini capaci di suscitare sensazioni ed emozioni negative. La sperimentazione ha coinvolto 40 studenti dell’università: a questo gruppo di giovani è stato chiesto di imparare 100 parole in lingua swahili; ad alcuni di loro veniva mostrata un’immagine negativa, dopo ogni parola appresa, mentre agli altri solo foto neutre. Risultato, i migliori sono stati proprio gli studenti che avevano guardato le immagini negative. Misteri del cervello...

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